Diritti, solidarietà e uguaglianza: i pericoli dell'autonomia differenziata

Data pubblicazione: Feb 08, 2020 5:7:18 PM

17 febbraio 2020

Sala Conferenze

Istituto Superiore “E. Fermi – Eredia”

Plesso Eredia-Deodato

Via del Bosco, 43 – 95125 Catania

Ci sono istituzioni che per il loro rilievo simbolico sono rappresentative dell’unità del Paese. Tra queste, la scuola, l’università e la ricerca svolgono una funzione strategica per la trasmissione e l’elaborazione della cultura nazionale e per l’avanzamento tecnologico e sociale del Paese. Per tali ragioni, in nessun aspetto possono essere devolute alle potestà regionali e per questi motivi, lo ricordiamo con forza, il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, nell’Intesa del 24 aprile 2019 sottoscritta con i Sindacati rappresentativi della Scuola, dell’Istruzione e della Ricerca, aveva garantito l’esclusione di questi settori dal processo di Autonomia differenziata.

Un processo che, peraltro, metterebbe in discussione anche l’esistenza del Servizio Sanitario Nazionale che, basato sui principi di solidarietà e di universalità, garantisce cure uguali a tutti i cittadini da Nord a Sud. Una scelta essenziale per il Meridione.

Le pretese autonomistiche differenziate, fondate sulla maggiore capacità fiscale, sono inaccettabili alla luce della nostra Costituzione, che riconosce al cittadino, e non ai territori, la titolarità dei diritti fondamentali. Disegnare condizioni privilegiate, inoltre, sottrarrebbe lo Stato centrale alla responsabilità di attuare politiche pubbliche di riequilibrio territoriale, di contrasto alla divaricazione crescente dei redditi e di tutela di eguali diritti.

Ipotizzare un’organizzazione del welfare favorendo questa o quella regione equivale, di fatto, a dissolvere i vincoli che tengono unito il paese, minacciando l’unità nazionale.

Per questo riteniamo che il dibattito sull’autonomia e sul decentramento non può ignorare che ogni sistema decentrato ha la sua precondizione in uno Stato centrale che garantisca l’uniformità dei principi fondativi e del sistema perequativo. Solo in tal modo si può scongiurare che maggiore autonomia si traduca nella possibilità, per un determinato territorio, di derogare a una tutela o a un principio indisponibile, con effetti sulla esigibilità dei diritti e con il depotenziamento del sistema dei servizi pubblici a favore del sistema privato. Scelte autonomistiche di questo tipo rischierebbero di produrre una frammentazione legislativa tale da rendere insostenibili anche gli investimenti per le imprese e difficile la messa in atto di politiche di sviluppo nazionali.

Occorre invece che lo Stato redistribuisca le risorse secondo i bisogni reali delle popolazioni e non sulla base di presunti meriti o demeriti, con criteri oggettivi che sanino diseguaglianze ed ingiustizie storiche, che contrastino in maniera efficace il divario sempre più grave tra Nord e Sud del Paese e che garantiscano la piena fruizione dei diritti civili e sociali fondamentali a tutti i cittadini in ogni territorio.

Modulo di iscrizione al seminario: https://docs.google.com/…/1XF4GkSfYQCicWLiSYhx_NaLDhq…/edit…